E’ successo a Trento ad una donna che da anni insegnava in una scuola cattolica paritaria, l’istituto Sacro Cuore. L’insegnante sarebbe stata chiamata a chiarire quale fosse il suo orientamento sessuale e invitata a intraprendere un percorso di “riabilitazione”. Se non lo avesse fatto, non le sarebbe stato rinnovato il contratto: ed è proprio quello che è avvenuto.
“È la domanda che mi ha fatto la madre superiora a essere offensiva, perché ha leso i miei diritti di cittadina e di insegnante”, afferma l’insegnante. “Forse sono lesbica, forse non lo sono. Ma chiedermi di smentire voci sul mio orientamento sessuale, e far dipendere dalla risposta il rinnovo del contratto, è stato inaccettabile. Come se fosse normale indagare sotto le lenzuola dei dipendenti”.