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07/09/2015 PER STEFANO RODOTA’ IL SENATO STA TRADENDO LO SPIRITO DELLA COSTITUZIONE

Oggi sul quotidiano Repubblica Stefono Rodotà si sofferma con un commento sui primi passi del DDL Cirinnà che ha iniziato la sua discussione in commissione Giustizia del Senato la settimana scorsa. A proposito della tanto discussa scelta di legare il provvedimento di legge all’art.2 della Costituzione per sgombrare il campo da ogni tipo di equiparazione fra “unioni civili” e matrimonio afferma:  «Nella ricerca affannosa di un compromesso, si è fatto riferimento alla formula “formazione sociale specifica” per segnare una distinzione tra queste coppie ( quelle omosessuali ndr) e quelle eterosessuali unite in matrimonio. Ma questo espediente semantico è una forzatura, perché di formazioni sociali parla l’articolo 2 della Costituzione e sotto questa espressione stanno tutte le coppie».

Rodotà ricorda che la stessa sentenza della corte costituzionale nel 2010 lo aveva ricordato “ Per formazione sociale s’intende ogni forma di comunità, semplice o complessa. Idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona umana nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione e da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia”

Parole chiare che per Rodotà evidenziano una chiara visione in cui famiglia ed unione civili appartengono alla stesa categoria. Da qui afferma poi che “ Inventarsi la “ formazione sociale specifica” è un travisamento della Costituzione”.

Ancor più chiaro il professore quando afferma che questa operazione ha un’unica finalità e lo dice con molta chiarezza: “ la sua vera finalità, dovendo avere il coraggio di affermare le cose col loro nome, non è quella di introdurre una distinzione  ma di riaffermare una discriminazione”.

Parole pesanti che dovrebbero far pensare il legislatore ed in modo particolare chi,il Partito Democratico, per opportunità politica, ha deciso di sostenerla compresa la stessa relatrice.

Inoltre Rodotà afferma che “ di fronte ai diritti fondamentali della persona la politica deve essere capace di non rimanere prigioniera delle proprie convenienze, pena la propria delegittimazione e l’intervento di altri organi costituzionali.” Ed ancora “Non è possibile, allora, introdurre un riconoscimento delle unioni civili che si presenti come una chiusura, come una concessione basata su una discriminazione

In chiusura, per completare il suo ragionamento non più in punta di diritto ma politico, è la citazione che Rodotà fa di Andrea Pugiotto, professore ordinario di Diritto costituzionale nell’Università di Ferrara: «Che ci ricorda come “il paradigma eterosessuale del matrimonio crea incostituzionalità perché oppone resistenza non a un capriccio, né a un desiderio, né ad una “innaturale pretesa”, ma al diritto individuale alla propria identità personale”».

 

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