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15/04/14 MADRI E PADRI SONO IMPORTANTI IN QUANTO GENITORI E NON PERCHE’ MASCHI O FEMMINE

da 27esimaora corriere it:

I figli di gay e lesbiche crescono bene, perché «né l’orientamento sessuale né il genere condizionano la capacità di essere genitori e di conseguenza lo sviluppo dei bambini». È la conclusione a cui sono arrivati psicologi e ricercatori riuniti mercoledì 9 aprile a Roma nel più grande convegno italiano sull’omogenitorialità, organizzato dalla Facoltà di Medicina e Piscologia dell’Università La Sapienza di Roma e coordinato da Roberto Baiocco, Direttore del servizio di consulenza sugli orientamenti sessuali dell’ateneo capitolino «Sei come sei».

«Ritenere che i bambini abbiano bisogno sia di una madre che di un padre vuol dire presumere che donne e uomini siano genitori in maniera differente e cruciale per lo sviluppo», spiega Anna Maria Speranza, direttore della Scuola specializzazione in psicologia clinica de La Sapienza. Non è così: «Madri e padri sono importanti per i bambini in quanto genitori e non in quanto maschi o femmine – aggiunge Speranza –. Gli ultimi 40 anni di ricerche hanno dimostrato che lo sviluppo dei bambini non dipende dalle cosiddette dimensioni “strutturali” della famiglia: dal fatto cioè se i genitori siano divorziati, single, omosessuali o padre o madri biologici, ma dalla qualità della genitorialità. Dalla relazione che c’è tra genitori e bambini, da quella tra i genitori, dalla disponibilità di risorse economiche e sociali». Corrispondere o meno a una precisa costellazione familiare (la «famiglia tradizionale») non dà insomma garanzie. Né crescere con madri o padri gay pregiudica lo sviluppo. Se esistono dei fattori di rischio per la crescita dei bambini vanno cercati altrove. Uno, appunto, è la povertà sociale ed economica (ma fortunatamente sono lontani i tempi in cui cui, all’inizio del secolo scorso, uomini e donne di buona volontà suggerivano che i poveri non dovessero fare figli). Non è un problema da poco: in Italia, secondo l’Unicef, il 17% dei bambini si trova in queste condizioni.

Gli altri sono le esperienze traumatiche precoci, la depressione di uno dei due genitori, il fatto che usino sostanze, la violenza domestica. «Nessuna ricerca attendibile include tra questi fattori l’orientamento sessuale del genitore né in senso più ampio il genere» chiarisce Anna Maria Speranza. «Non esiste la famiglia del Mulino Bianco, ma neppure quella del Mulino arcobaleno. Esistono tanti mulini – sintetizza Vittorio Lingiardi, psichiatra e professore di Psicologia dinamica alla Sapienza –. Quello che conta sono le relazioni, il pane buono della genitorialità: l’amore come legame, progetto, cura, qualità».

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