Entrato nella sala principale, non posso fare a meno di guardarmi intorno e di lasciarmi sorprendere da molte e molte cose. Se, da un lato, la maggior parte dei presenti porta sottobraccio il neoquotidiano “La Croce”, fondato da poco da Adinolfi, dall’altro una folla di persone è accalcata intorno a Costanza Miriano per farsi autografare il famoso libro “sposati e sii sottomessa”; nel mentre che cerco un posto libero, il mio occhio cade sulla dedica che una signora vicino a me guarda con commozione: “A Maria, sposa sottomessa che ha seguito con passione i miei consigli – C. Miriano”. Alzo gli occhi al cielo: il buongiorno si vede dal mattino, insomma.
Il convegno inizia. Dal primo momento, con qualche battutina e un po’ di ironia, vengono messe le mani avanti: non si parlerà di omosessualità, non si negheranno diritti a nessuno, ma ci si concentrerà su qualcosa di importante per tutti, che è la famiglia; per questo, non è un convegno di cattolici, ma di pensatori, al di là di qualsiasi appartenenza religiosa.
E io voglio crederci: mentre batto gli appunti sulla tastiera, le mie aspettative crescono. “Si parlerà della famiglia – tradizionale, ovviamente -, del modo in cui la società e la politica possono aiutarla di fronte ai problemi economici e non, delle dinamiche familiari sane e patologiche e di come intervenire, del rapporto genitori e figli e molte altre cose di cui la famiglia di oggi ha davvero bisogno. E, infondo, ci sarà anche un accento scientifico a tutto questo. Ci sono uno psicologo, un sociologo e un politico: sì, non può essere che così”.
E invece no. Agli occhi miei, futuro psicologo appassionato di dinamiche familiare, e di altre persone, certamente più competenti, non è stato per niente un convegno sulla famiglia. Il vero titolo del convegno sarebbe dovuto essere: “come difendere i nostri figli dal pericolo gender”. Mi spiego.
Premettendo che la teoria gender non esiste, la maggior parte degli interventi iniziava con “la famiglia è importante”, per poi approfondire le differenze tra l’uomo e la donna, tra il maschile e il femminile. E, per di più, l’unico interessante è stato quello di Scicchitano, l’unico a dare un profilo scientifico alle sue parole. Ma, lo ripeto, non c’entrava un accidenti con il tema del convegno.
Per non parlare degli interventi di Adinolfi e della Miriano, l’uno che grida a gran voce che “la stepchild adoption non ha niente a che fare con l’adozione, non è altro che la legalizzazione dell’utero in affitto!”, l’altra che esordisce con una simpatica affermazione: “scusatemi se vado in ansia, ma sono una femmina” e prosegue parlando delle sue amiche. Se non avessi riascoltato le registrazioni dei discorsi, non avrei mai creduto alla mia memoria.
Ma torniamo a noi. Quasi nessuno dei presenti ha evitato di parlare di enti misteriosi – chissà chi, eh? – che, servendosi della legge, dei tribunali e delle scuole, vorrebbero penetrare le menti dei fanciulli per cancellare le evidenti diversità biologiche tra uomini e donne – Ma quando mai?! –. E nessuno ha evitato di dire “noi cattolici pensiamo che” o di riportare una bella citazione di Papa Francesco: ma non voleva essere un convegno al di là delle appartenenze religiose?
Mentre questa consapevolezza mi raggiungeva, mi sono fermato a riflettere un istante: sono convinto che ci siano molti e molti cattolici capaci di vivere la propria spiritualità senza sentirsi minacciati dall’emancipazione di una minoranza. Sono certo che, in questa sala, si siano raccolte le frange più estremiste di una religione che, invece, può dare un reale contributo al quieto vivere della nostra società.
Il tempo passa; con una dialettica eccezionale e inattaccabile, le idee prendono una forma sempre più chiara; associazione dopo associazione, paragone dopo paragone, si può leggere tra le righe che, facendo leva sui propri capricci, i gruppi omosessuali vogliono privare il mondo di una grande ricchezza. Ma tutto questo non viene detto esplicitamente: è lasciato intuire ai presenti, che, tra un applauso e l’altro, un coro da stadio e l’altro, non esitano a sollevare con orgoglio il giornale “la croce”, quasi fosse uno striscione a sostegno dei propri eroi sul palco.
All’improvviso, un ragazzo prende la rincorsa e salta sul palco, chiedendo di fare una domanda al pubblico: “ho 22 anni e sono cristiano, vorrei parlare con tutti voi”. Dal pubblico si alza un boato: “fuori! Va’ a studiare! Incapace!”. Alcuni erano curiosi e chiedevano di lasciarlo parlare, ma, alla fine, interviene la sicurezza e il giovane non ha occasione di terminare il suo discorso. Personalmente, credo che l’intervento sia stato molto coraggioso, ma era proprio quello che i pensatori del convegno si aspettavano: con tutta la buona volontà che ho potuto leggere negli occhi di questo giovane, non posso fare a meno di pensare che, involontariamente, egli ha fatto il loro gioco. Online, potete trovare interviste, videoregistrazioni e approfondimenti su questo episodio, su cui non mi soffermo.
Tempo di riprendersi dall’imprevisto e si ricomincia. Gli interventi non migliorano la propria qualità e io non posso fare a meno di restare deluso dal modo in cui sono strutturati: al di là del fatto che si è parlato molto poco di famiglia e troppo di teorie gender, ho avuto l’impressione che ciascuno volesse pubblicizzare il proprio personaggio o il proprio gruppo politico: Adinolfi e i continui riferimenti al suo giornale, la Miriano che racconta la sua storia di madre e parla delle sue amiche e gli esponenti della Lega che non perdevano occasione di vantare le proprie politiche a favore della famiglia. Frasi fatte, tono colloquiale, battutine. Ma quando mai un convegno che si rispetti si muove su questi binari?
Di seguito, un po’ di perle di saggezza uscite dalla bocca degli oratori. Non sempre riporto le frasi letterali, perché inserite in un discorso più ampio che non potevo riportare per intero. Ma, se avrete modo di ascoltare gli audio del Convegno, vi renderete conto che non sono per nulla distanti dal senso dell’intervento.
Padre Botta
Lavoreremo al di là di ogni appartenenza, ragioneremo in modo universale: non è un incontro ultracattolico e nemmeno omofobo.
Mario Adinolfi
– Repubblica è un giornale che racconta falsità. Quelli più veri e sinceri, come La Padania, li hanno chiusi. Fortuna che ho fondato io un nuovo quotidiano.
– La stepchild adoption e l’utero in affitto sono la stessa identica cosa
– Elton Jhon vuole forzare i limiti della natura e sostituirsi a Dio. Per fare questo ha uno strumento a disposizione: lo strumento è il denaro.
– Scalfarotto me lo ha detto: i gay non vogliono adottare i bambini, ma vogliono comprarli.
– C’era un tempo in cui le persone erano considerate oggetti, 2000 anni fa. Poi è arrivato un segno che ha cambiato la storia, che vale per tutti, credenti e non: un segno che ha cambiato uomini e donne dalla schiavitù. La croce: ed è così che ho intitolato il mio giornale. L’idea di progresso l’ha portata lui, con la sua crocifissione e non le persone qui fuori.
Costanza Miriano
– Scusatemi se vado in ansia, ma sono una femmina.
– Per sua natura – e lo sente dentro di sé – , la donna deve accudire, non lavorare. Infatti, ho tante amiche madri che vorrebbero non lavorare, che ne hanno piene le scatole del lavoro.
– Sposandomi civilmente ho perso molti diritti. Ai conviventi non conviene sposarsi! E infatti non capisco perché vogliano farlo.
– Per una donna, vale la pena essere dipendente dal marito e non da un datore di lavoro: con il marito, infatti, si può parlare e ci si prova a volersi bene.
– Il nuovo ordine mondiale vuole annientare le diversità servendosi dell’emancipazione della donna.
Roberto Maroni
– Mi hanno tolto l’autorizzazione di usare il logo EXPO per questo evento, ma io l’ho usato comunque. Non mi lascio intimorire dai quattro pirla che volevano impedirci di fare il convegno.
– Da oggi, istituisco che questo tavolo di relatori diventi un forum per le famiglie che duri tutto l’EXPO e che promuova altre iniziative di questo tipo. Nutriremo il pianeta con i nostri valori!
Ed è con un pensiero su quest’ultima frase del Presidente della Regione che concludo: caro Roberto Maroni, nel bene o nel male rappresentante di tutto il popolo lombardo, mi viene da domandarti cosa dovesse accadere se, ad aver bisogno del sostegno di questo nuovo ente che hai istituito, fosse una coppia di donne con due bambini che mai si rifiuteranno di chiamarle mamme. Chissà, amico mio. Chissà.